Morimus asper

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Morimus asper
Esemplare in una legnaia a Piazzo (Trentino)
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Bilateria
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Coleopteroidea
Ordine Coleoptera
Sottordine Polyphaga
Infraordine Cucujiformia
Superfamiglia Cerambycoidea
Famiglia Cerambycidae
Sottofamiglia Lamiinae
Tribù Phrissomini
Genere Morimus
Specie M. asper
Nomenclatura binomiale
Morimus asper
(, 1776)
Sinonimi

Cerambyx asper
Sulzer, 1776
Lamia lugubris
Fabricius, 1792
Morimus lugubris
Mulsant, 1839
Morinus asper
Sama, 1991
Lamia tristis
Fabricius, 1787[1][2]

Morimus asper (, 1776) è un insetto dell'ordine dei coleotteri e della famiglia Cerambycidae.

Descrizione

Particolare della testa di un esemplare fotografato presso Carcassonne (Occitania)

L'adulto è attero (le elitre sono fuse tra loro), grande dai 15 ai 40 mm, con livrea granulosa di colore grigio opaco, con due macchie più scure per ogni elitra; l'aspetto è variabile a seconda della sottospecie (M. a. asper è grigio scuro, quasi nero, le macchie sono pressoché invisibli, mentre M. a. funereus è più chiaro e le macchie sono ben contrastate)[3][4].

Come molte specie di cerambicidi, anche M. asper presenta dimorfismo sessuale nelle antenne, che nel maschio possono raggiungere i 7,5 cm, mentre nella femmina non superano mai la lunghezza del corpo[3][4]; i primi cinque segmenti sono particolarmente robusti[5]. Il capo è ipognato (ossia con l'apparato boccale rivolto verso il basso)[5].

Le uova sono grandi circa 4,5x1,2–1,6 mm, di color avorio[3]. La larva ha la morfologia tipica dei cerambicidi saproxilofagi, ossia è apoda, bianca e carnosa, con capo sclerificato e antenne piccole; all'uscita dall'uovo, misura circa 5 mm; con la crescita si scurisce, e può raggiungere i 60 mm all'ultimo stadio larvale[3].

Morimus asper è facilmente confondibile con altre specie di cerambicidi, in particolare e [3]. H. tristis è un po' più corta, di colore marroncino più che grigio, e ha antenne e zampe più corte e spesse; L. textor è dotata di ali e il primo antennomero è più lungo del terzo (mentre in M. asper è il contrario)[3].

Biologia

Un esemplare di Morimus asper che, molestato, emette un suono per scoraggiare i predatori; l'effetto viene ottenuto tramite lo sfregamento dell'articolazione tra protorace e mesotorace. Tale caratteristica è condivisa anche da molti altri cerambicidi

Si tratta di una specie xilofaga, che si nutre preferibilmente di legno morto[3][4]. Il ciclo vitale si compie principalmente su legno di quercia e faggio[4], ma la larva è marcatamente polifaga e può nutrirsi anche di carpino, ontano, salice, pioppo, acero, noce, castagno, nocciolo, pruno, platano, olmo, tiglio e anche conifere come pino, peccio, abete e larice[3][6][7] (mentre l'adulto preferisce la corteccia o la linfa di determinate specie di alberi[8]).

Le femmine depongono circa cento uova nel legno circa due settimane dopo essere emerse dal legno, e le larve si sviluppano in 3-5 anni; all'ultimo stadio, la larva scava una camera di circa 8 cm dentro la quale s'impupa. L'adulto sfarfalla in circa venti giorni, e rimane all'interno del legno per circa altrettanti, prima di uscire tramite fori di 8–12 mm[3][4]. Il maschio adulto tende a controllare la femmina, e ad allontanare altri potenziali partner[3].

L'adulto preferisce le ore serali e notturne. Il periodo di attività è variabile a seconda della zona; in Italia è circa dalla fine di marzo fino a metà luglio; in condizioni ottimali, può svernare ibernandosi, e superare i 400 giorni di vita (in cattività può raggiungere i 560)[3][4]. È una specie con poca capacità dispersiva, con gli adulti che difficilmente si spostano di più di 450 metri[3][4].

Distribuzione e habitat

È distribuito in una larga fascia tra l'Europa centrale e meridionale, che va dalla penisola iberica alla Turchia europea, includendo le regioni atlantica, mediterranea, centroeuropea, alpina e balcanica[3][6]. In Italia è presente ovunque, incluse le isole maggiori, dal livello del mare fino a 1800 metri di altitudine[4]. L'habitat naturale di M. asper sono le foreste di latifoglie o miste mature, con alberi morti, tronchi caduti e ceppaie; prospera anche nella legna accatastata, se il diametro dei ciocchi è maggiore di 13 cm e la corteccia è ancora presente[3][4].

La sua diffusione è in declino, sebbene non sia a rischio di estinzione, e in alcune zone sono riportate solo colonie che sono rimaste isolate dalle altre per decenni o addirittura secoli; tale declino è dovuto in parte alla scarsa capacità di ampliare il proprio raggio di diffusione, ma soprattutto alla scomparsa dell'habitat ideale, ossia boschi con alberi particolarmente vecchi e ricchi di legno morto[3][6].

Sottospecie

Esemplare della sottospecie funereus fotografato al (Serbia)

Le sottospecie registrate sono le seguenti:

  • Morimus asper asper (Sulzer, 1767)[3]
  • Morimus asper funereus (Mulsant, 1863)[3][4][5]
  • Morimus asper ganglbaueri Reitter, 1884[3]

Va notato che il genere Morimus presenta una tassonomia complessa e non risolta, e la sottospecie M. a. funereus era considerata, precedentemente, specie a sé stante (Morimus funereus)[3][4][5].

Cultura

Negli ambienti dell'Appennino tosco-emiliano, soprattutto nel pistoiese, è conosciuto col nome di "carbonaio" date le abitudini xilofaghe e il colore nero intenso. Il motivo principe di questo nome è che il periodo di comparsa degli adulti coincideva con il ritorno dei "mei" (garzoni, giovani aiutanti) e dei mastri carbonai dai luoghi di lavoro, assieme al relativo prodotto. In Calabria viene chiamato "pisasale"[senza fonte]

Note

  1. ^ (EN) Morimus asper (Sulzer, 1776), su BioLib. URL consultato il 24 aprile 2020.
  2. ^ (EN) Morimus asper (Sulzer, 1776), su Gbif. URL consultato il 24 aprile 2020.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s (EN) Guidelines for the monitoring of Morimus asper funereus and Morimus asper asper, su Nature Conservation. URL consultato il 20 aprile 2020.
  4. ^ a b c d e f g h i j k Monitoraggio di Morimus asper (PDF), su InNat. URL consultato il 24 aprile 2020.
  5. ^ a b c d Morimus asper, su MontagneAperte Network - Ambiente e Biodiversità. URL consultato il 24 aprile 2020.
  6. ^ a b c van Helsdingen et al., pp. 60-63.
  7. ^ Minelli, p. 97.
  8. ^ Attraction of different types of wood for adults of Morimus asper (Coleoptera, Cerambycidae), in Nature Conservation, luglio 2017. URL consultato il 20 aprile 2020.

Bibliografia

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