Gli alberi più

TIZIANA RAVAGLI, GIAMPAOLO FILIPPUCCI, DANILO RAPASTELLA

L'albero più alto d'Italia

L’ALBERO PIÙ ALTO D’ITALIA: Diversi alberi si contendono questo record. Tra gli aspiranti primatisti citiamo (sapendo di non essere esaustivi):

  • un liriodendro del parco di villa Besana a Sirtori in provincia di Lecco, alto circa 52 m. Nel sito del Comune di Sirtori si legge: «Vecchio di circa 200 anni, si nasconde in una conca che cela la sua maestà, ma basta avvicinarsi al tronco per rimanere impressionati dall’altezza». Il liriodendro (Liriodendron sp.) è un genere della famiglia delle Magnoliacee che comprende alberi di notevoli dimensioni (il Liriodendron tulipifera L., ad esempio, può superare i 30 m di altezza); è chiamato anche albero dei tulipani perché presenta fiori a coppa che richiamano nella forma quelli del tulipano
  • una sequoia del parco della Burcina, non lontano da Biella, che sfiora (o forse supera) ancora una volta quota 50 m. Nel sito della Regione Piemonte si trova una bella descrizione della riserva naturale che accoglie questo monumento arboreo: «Sono state la pazienza e la tenacia di Giovanni Piacenza e poi del figlio Felice a trasformare i 57 ettari del Brich Burcina, nel biellese, in uno splendido parco-giardino, dove le specie di piante esotiche convivono in armonia con quelle proprie dei nostri ambienti». Le sequoie, come noto, sono gli alberi più alti del pianeta; appartenenti alla famiglia delle Cupressaceae, sono raggruppate in due generi:
    • Sequoia, con un’unica specie vivente la Sequoia sempervirens (D. Don) Endl., o sequoia della California; è la specie ‘più alta’ del mondo, potendo raggiungere (e anche superare) i 115 m di altezza (come l’esemplare del parco di Redwood in California, battezzata ‘Hyperion’)
    • Sequoiadendron, con la specie Sequoiadendron giganteum (Lindl.) J. Buchl., sequoia gigante o diWellington;a questa specie appartengono il ‘Generale Sherman’,alto 86 m, considerato l’esemplare arboreo più grande del mondo come volume e il così detto ‘Presidente’ che vegeta nel Sequoia National Park a circa 2100 m di quota nella Sierra Nevada meridionale. Come possiamo notare, si tratta in ogni caso di specie originarie di paesi lontani.

L'albero più vecchio d'Italia

L’ALBERO PIÙ VECCHIO D’ITALIA, secondo una datazione con il radiocarbonio, potrebbe essere l’oleastro (Olea europaea L. var. silvestris (Mill.) Brot.) di San Baltolu di Luras, in provincia di Sassari. La stima, probabilmente per difetto, indica un’età di circa tremila anni!

Il vecchio patriarca verde sassarese è anche un gigante con una circonferenza a petto d’uomo di circa 11 m, per un’altezza di 15 m e uno sviluppo della chioma di circa 23 m. Accanto a questo è presente un altro esemplare ‘più piccolo’ di olivastro di età stimata in circa duemila anni. Il caratteristico centro di San Baltolu di Luras dista da Olbia circa un’ora e mezza, seguendo la statale in direzione Sassari.

L'albero più grande d'Italia

L’ALBERO PIÙ GRANDE D’ITALIA è probabilmente il castagno di Sant’Alfio, alle pendici dell’Etna.

È conosciuto anche con il nome di ‘castagno dei cento cavalli’. Si tratta di un monumentale Castanea sativa Mill. alto quanto largo: circa 22 m, anche se, oggi, si sta nuovamente discutendo a livello scientifico se si tratti realmente di un’unica pianta, perché in ogni caso si presenta costituito da tre fusti. Anche l’età pare ragguardevole: oltre duemila anni! (Questa stima fu fatta da Bruno Peyronel, allora docente di botanica all’Università di Torino, ricordato anche come fondatore della Federazione Nazionale Pro Natura e dell’Associazione Italiana Naturalisti).

Nel 1965 il castagno fu dichiarato monumento nazionale. Jean Pierre Houel così lo descrisse nella sua opera Voyage de la Sicile, de Malta e Lipari: «La sua mole è tanto superiore a quella degli altri alberi, che mai si può esprimere la sensazione provata nel descriverlo. Mi feci inoltre, dai dotti del villaggio raccontare la storia di questo albero [che] si chiama dei cento cavalli in causa della vasta estensione della sua ombra. Mi dissero come la regina Giovanna d’Aragona recandosi dalla Spagna a Napoli, si fermasse in Sicilia e andasse a visitare l’Etna, accompagnata da tutta la nobiltà di Catania stando a cavallo con essa, come tutto il suo seguito. Essendo sopravvenuto un temporale, essa si rifugiò sotto quest’albero, il cui vasto fogliame bastò per riparare dalla pioggia questa regina e tutti i suoi cavalieri. Questo albero sì decantato e diametro così considerevole è interamente cavo, cioè sussiste per la sua scorza, perdendo con l’invecchiare, le parti interne e non cessando perciò di incoronarsi di verdura. La sua cavità essendo immensa, alcune persone del paese costruirono una casa nella quale vi è un forno per seccarvi castagne e mandorle» [‘Castagno dei Cento cavalli’, it.wikipedia.org]. La casa al suo interno oggi non c’è più; rimane, tuttavia, intatta la spettacolare monumentalità di questo patriarca verde.

Nelle vicinanze del primo, a circa quattrocento metri di distanza, si trova un altro castagno vecchio di almeno mille anni: il ‘castagno nave’, noto anche come ‘castagno di Sant’Agata’ o ‘arrusbigghiasonnu’ [risveglia sonno], forse per il cinguettio degli uccelli che vivono tra le fronde (e i canti conseguenti) o forse per le fronde basse che destavano improvvisamente dal sonno qualche carrettiere stanco che transitava sotto questo gigante della natura. Per gli amanti delle statistiche, ricordiamo di avere letto che il ‘castagno di Sant’Agata’ ha una circonferenza a petto d’uomo di circa 20 m, per un’altezza di circa 19 m.

La più grande foresta di latifoglie d'Italia

Annotiamo, inoltre, che secondo le nostre informazioni LA PIÙ GRANDE FORESTA DI LATIFOGLIE D’ITALIA è la Foresta Umbra nel Gargano, ove cerri, faggi e carrubi raggiungono altezze davvero imponenti. Si tratta di una selva antica all’interno della quale vegetano, tra le altre piante, dieci tassi monumentali di circa settecento anni di età.

Terminiamo queste spigolature sugli ‘alberi più’ con alcune considerazioni generali sullo stato dei boschi in Italia e nel mondo.

Sulla Terra ci sono più di 3.000 miliardi di alberi, pari a circa 422 alberi per ogni abitante. Questa stima è il risultato di uno studio condotto da ricercatori della Yale University, svolto in collaborazione con vari Enti forestali e pubblicato su Nature (2015). Il dato è notevole, ma lo stesso lavoro riferisce che ogni anno si perde un patrimonio arboreo valutabile in circa 15 miliardi di unità e che a partire dal tardo Pleistocene, quando la specie umana si espanse in ogni continente a eccezione dell’Antartide, il numero totale delle piante si potrebbe essere ridotto del 46% [‘Sono tremila miliardi gli alberi sulla Terra’, www.lescienze.it, 2015].

Durante un recente dibattito sulle foreste al Consiglio Economico e Sociale dell’Onu (ECOSOC – maggio 2015), un rappresentante dell’Italia alle Nazioni Unite ha evidenziato che nel Bel Paese è stato raggiunto il record di 200 alberi per ogni abitante e che «le foreste crescono a un ritmo dello 0,6% annuo e negli ultimi quattro decenni sono stati recuperati 3,5 milioni di ettari di terreno dedicato alla natura e la minaccia di inondazioni, in conseguenza, è stata notevolmente ridotta».

Malgrado la ‘cementificazione selvaggia’ che, in ogni caso, sta soffocando il nostro territorio, l’Italia è ancora coperta da splendidi boschi e la stessa superficie forestale è circa raddoppiata negli ultimi 50 anni.

Tutto questo ci richiama alla mente una ricerca del Corpo Forestale dello Stato pubblicata intorno al 2008: gli alberi nel territorio italiano sono circa 12 miliardi, come dicevamo quasi 200 per ogni abitante, con una media di 1.360 piante per ettaro; tra le specie più diffuse il primo posto spetta al faggio, con oltre un miliardo di esemplari che ricoprono una parte importante degli Appennini. Il margine di errore secondo gli autori non dovrebbe superare l’1% su scala nazionale. Non si è trattato, ovviamente, di un censimento diretto e capillare sul territorio, ma di uno studio condotto con apparecchiature GPS e sistemi GIS e con l’ausilio della tecnologia satellitare per l’individuazione e, successiva, analisi sul campo di circa 37 mila punti di rilevamento.

Le sorprese non finiscono qui. Tra le regioni italiane più ricche di alberi, il primo posto è dell’Emilia Romagna, dove sono state ‘contate’ in media 1.816 piante per ettaro, ma a un solo albero di distanza (si fa per dire) segue la nostra verde Umbria con 1.815 esemplari arborei per ettaro, mentre le vicine Marche si fermano a quota 1.779. Lo studio ci ricorda anche le regioni italiane meno alberate: l’alpina Valle d’Aosta con 708 piante per ettaro e la mediterranea Sicilia che si ferma a quota 760 [‘Abbiamo 200 alberi a testa ma bisogna trattarli meglio’, www.repubblica.it, 21 novembre 2011; ‘Contati tutti gli alberi d’Italia: sono 12 miliardi’, www.ecoblog.it, 16 febbraio 2008].

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