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Relazione introduttiva di Antonio Lanari

L'invito a salutare l'immagine sacra della Vergine, riprodotta a ridosso della cinta muraria di Castelbuono, accoglie il viandante distratto. Una grande scritta, datata 1925, esorta un'affettuosa deferenza nei confronti della Madonna col Bimbo, che da oltre cinque secoli è assisa in trono nei pressi dell'unica via d'accesso al castello. L'affresco, attribuito a Giovanni di Corraduccio, autore dell'importante ciclo pittorico di Montefalco, è tra i più antichi ancora presenti all'interno di edicole sacre e maestà del territorio comunale di Bevagna.
La maestà di Corraduccio è stata sottoposta ad un recente restauro, grazie all'opera meritoria della Pro Loco Cantalupo - Castelbuono.
Allo stesso periodo risale il dipinto della Madonna del Core, nei pressi di Bevagna, raffigurante una Madonna col Bambino, in trono, che tiene in mano un cuore. Mutilato negli anni '60 della facciata principale, l'edificio apparteneva alla tipologia delle chiese di campagna, sparse nel territorio ed escluse dalla presente indagine conoscitiva. Dopo un quarto di secolo, il complesso fu sottoposto a restauro conservativo a spese dei devoti del luogo.
La Madonna con il Bambino è sicuramente il soggetto maggiormente rappresentato dalla religiosità popolare, tanto nella pittura quanto nella scultura. Tra gli affreschi si segnalano quelli delle edicole nella facciata delle chiese di Sant'Agostino e di Santa Margherita o nella controfacciata di Porta Foligno così come nel sovrapportale della SS.ma Annunziata.
Notevole il bassorilievo in pietra di Santa Maria in Laurentia.
Una crocifissione, invece, è presente nell'edicola di Castelbuono, all'interno del borgo. Numerosi anche i santi rappresentati, legati alla tradizione popolare e posti quasi sempre ai lati dell'immagine principale. San Rocco e San Sebastiano, invocati quali protettori contro la peste, Santa Lucia per la vista e Santa Apollonia contro il dolore dei denti, tanto per citarne alcuni. Non mancano le effigi del patrono San Vincenzo e del compatrono beato Giacomo Bianconi, a cui i bevanati avevano eretto anche una chiesa, così come gli abitanti di Castelbuono in onore di Santo Stefano.
Si è persa ogni traccia delle maestà "del catino" (1585), "di S. Maria Maddalena" (1588) e quella denominata "fra li ponti" (1598), di cui si trova riscontro nel registro dei battezzati del tempo. Altri neonati furono abbandonati presso le maestà "della Nunziata" e "delle molina" che conservano, probabilmente, la stessa struttura muraria di allora, anche se il dipinto originario è andato completamente perduto.
La scarsa profondità delle nicchie o l'eccessiva umidità del terreno circostante le maestà ha contribuito non poco al deterioramento delle opere, eseguite da apprezzati artisti, autori di autentici capolavori all'interno delle chiese. Gradualmente gli affreschi furono sostituiti da bassorilievi in terracotta, maioliche policrome e sculture, non sempre di pregio ma meno soggette agli agenti atmosferici. Spesso le immagini furono ritoccate o riproposte da modesti frescanti e improvvisati artisti; anche le semplici targhe o i mediocri dipinti, tuttavia, svolsero un ruolo determinante sia per la conservazione della struttura che come punto di aggregazione della religiosità popolare.
Pesanti le perdite riscontrate, inoltre, nei sovrapportali delle chiese e delle edicole prive di un'adeguata protezione, la copertura, seppure tardiva, in San Domenico e a Castelbuono ha contribuito ad evitare la totale perdita dell'opera, come nel caso delle nicchie vuote di Santa Maria in Laurentia, di San Silvestro, di porta Cannara e della maestà di Collepoppo. Tracce di affresco permangono nella volta della nicchia a Cantalupo (Luccioli) e nella maestà della SS.ma Annunziata, prima del suo totale rifacimento (1993).
La paura, le avversità, il dolore e l'incolumità personale hanno spinto gli uomini a ricercare la protezione divina e a rifugiarsi nella preghiera, anche per propiziare un buon raccolto o per la protezione del bestiame, rivolgendosi alle immagini poste lungo le vie o nei crocicchi. Quando alla preghiera faceva seguito un evento straordinario il luogo diveniva meta di curiosi e di fedeli invocanti una grazia.
Tra il XVI e il XVII secolo, a Bevagna furono edificate chiese e santuari, che inglobarono al loro interno le immagini miracolose, a cui si rivolgeva una moltitudine crescente di folla. Una delle maestà di Pancascio, operaio di Bevagna, eretta lungo la Flaminia fin dal 1462, quale dono votivo, fu oggetto di particolare venerazione intorno al '500 a seguito della guarigione di un mietitore chiamato Bollone. Per ringraziare la Madonna, il cardinale legato di Perugia, Alessandro Riario, anch'egli miracolosamente guarito dalla sua infermità, si recò a Bevagna e salì processionalmente sull'altura di Colpulito. Da allora gli eventi soprannaturali e le offerte per il tempio votivo si moltiplicarono. Nel 1583 fu posta la prima pietra per la costruzione del Santuario della Madonna delle Grazie, con l'approvazione del vescovo di Spoleto Pietro Orsini e del consiglio comunale. L'immagine miracolosa della Madonna col Bambino benedicente, attribuita al “maestro di Rasiglia” fu collocata nell'altare maggiore, priva dei Santi Giovanni Battista, Luca, Bernardino da Siena, Caterina e Lucia; analoga sorte per la maestà con, al centro, la Vergine Immacolata col Bambino, inglobata in un altare laterale, mancante dei Santi Pietro, Paolo, Cristoforo e Antonio Abate.
Risale al 1691 la chiesa della Madonna della Rosa, ubicata lungo l'antica via Flaminia che conduce a Foligno; l'edificio, con interessante pianta ottagonale, accoglie nell'altare principale l'immagine miracolosa di una maestà, rappresentante la Madonna con il Bambin Gesù che tiene una rosa in mano.
La devozione per l'immagine miracolosa della Madonna della Valle, ha generato un fenomeno opposto, che raggiunse il suo apice tra le due guerre: protagonista Pierino Stortini che nel 1880 scoprì una chiesetta abbandonata e ricoperta di rovi nel bel mezzo di un bosco e cominciò a ripararla. Ben presto la voce che in quella chiesina sperduta tra i monti si sentissero dei canti e che la Madonna vi facesse molte grazie, creò un movimento popolare a favore del santuario.
Denaro ed oggetti preziosi erano offerti alla Santa Immagine di Maria SS.ma della Valle dalle migliaia di pellegrini che accorrevano a pregare e ad invocare una grazia, anche se "le voci di alcuni prodigi erano assolutamente false e che taluni sottoposti alla critica non reggevano alla prova".
Pur condividendo che la S. Effigie meritasse venerazione, l'autorità ecclesiastica vietò ai sacerdoti di celebrare la messa nel tempio.
I fatti precipitarono con l'intervento della forza pubblica, quando nel settembre 1883 operò il sequestro degli oggetti e dei denari raccolti. Nell'ottobre successivo i carabinieri, dopo aver allontanato i pellegrini, "con atto insano e sacrilego, a punta di spada radiarono dal muro della piccola, ma artistica abside, la bella ed antica pittura della Madonna”.
Ma i pellegrinaggi proseguirono e un quadro fu posto in sua vece. Durante la prima guerra mondiale, con manifesti e opuscoli a stampa, lo Stortini invitava i fedeli alle feste religiose in onore di Maria SS.ma della Valle.
Lungo la strada che conduce al santuario alcune edicole e numerose maestà, da lui stesso dipinte, testimoniano ancora oggi la frenetica attività svolta dal medesimo per diffondere la devozione popolare per la Vergine della Valle, a cui si rivolgeva anche per far cessare la pioggia incessante. Fu condannato e arrestato per aver praticato abusivamente l'esercizio religioso in una stanza della propria abitazione di Torre del Colle, trasformata in luogo di venerazione, dove erano esposti i gioielli offerti in elemosina dai fedeli.
Nel recente saggio di Luciana Brunelli Quando saltarono i ponti. Bevagna 1943-44, a cui si rimanda, sono analizzati anche alcuni aspetti legati alla devozione popolare.
Pierino Stortini: un "falso profeta" è il titolo di un apposito capitolo che ripercorre i difficili rapporti intercorsi con l'autorità ecclesiastica e con le forze dell'ordine.
Un ulteriore capitolo è dedicato alla cruenta morte di don Michele Lilli, avvenuta il 16 giugno 1944. La mattina in cui gli alleati entrarono a Bevagna, il parroco di S. Maria in Laurentia fu trucidato mentre ritornava a casa. Ad un anno di distanza, sul luogo in cui il furore e la barbarie raggiunsero livelli altissimi, fu edificata una maestà con il ricavato di una sottoscrizione, "voluta dal popolo stesso”.
Torniamo ad occuparci dello Stortini per segnalare i dipinti di Santa Lucia e Santa Apollonia in due maestà; la Madonna con il Bambino e San Giuseppe sono invece riprodotti in due edicole. Sconosciuti gli altri soggetti realizzati nelle altre 40 edicole e maestà edificate o trasformate, secondo la tradizione, dal medesimo.
Sacrificate in nome del “progresso” al pari di altre testimonianze devozionali della cultura e della tradizione popolare, molte immagini sacre, scampate al pericolo di distruzione durante l'ultimo conflitto furono, infatti, abbattute per consentire l'ampliamento delle stesse strade presso cui erano state innalzate.
Dimenticate le suppliche rivolte per un congiunto in guerra o per un pericolo, scampato o incombente, in pieno sviluppo economico la logica del profitto individuale prevalse rispetto alla venerazione e all'arte.
A farne le spese, come abbiamo già riferito, anche la Madonna del Core, posta al bivio della strada che conduce a Torre del Colle e la Maestà delle quattro chiavi, in località omonima, eretta all'incrocio tra le strade che collegano Bevagna a Gaglioli e Torre del Colle al Santuario della Madonna delle Grazie; analoga sorte fu riservata a quella di S. Anna, lungo la strada omonima.
Nessuna traccia della maestà dedicata a Sant'Antonio abate, realizzata presso il campo della fiera di Bevagna, mentre altre sono individuabili solo in alcune piante topografiche del territorio.
La devozione verso la Madre di Dio, tuttavia, non è mai cessata. Statue di scarso valore artistico e commerciale, raffiguranti la Madonna di Lourdes o di Fatima, collocate all'interno di modeste nicchie ne sono la testimonianza, anche se molte edicole affrescate o dipinte sui muri della città, dove un tempo lampade elettriche brillavano in occasione di feste o processioni, giacciono in deplorevole abbandono.
Troppo poco si è fatto per la tutela di un patrimonio, a lungo ed erroneamente considerato minore. Maggiormente soggette ad atti di vandalismo e di inciviltà le immagini più distanti dai centri abitati.
Non mancano tuttavia, oltre agli esempi di cui abbiamo riferito, lodevoli iniziative di tutela da parte di privati cittadini o di comitati spontanei.
Tra i primi segnaliamo il distacco di un affresco raffigurante San Sebastiano e San Rocco ai lati della Madonna con il Bambino. L'iconografia del dipinto, posto lungo la via che attraversa Cantalupo, potrebbe far pensare alla presenza di un lazzaretto per il ricovero dei pellegrini.
Poco distante dal primo, sotto un ampio loggiato, una Annunciazione è stata sottoposta a restauro per consolidare l'affresco e rimuovere lo spesso strato di sporco che la ricopriva. Una nuova costruzione, in sostituzione della demolita Maestà delle quattro chiavi, è ancora opera di privati.
Alla solerzia del parroco è da attribuire il restauro dell'edicola esterna di Sant'Agostino e al ciclo mariano di absidiole interne alla stessa chiesa. Con i fondi per il terremoto si è provveduto al recupero degli affreschi esterni alla chiesa di San Domenico e Giacomo, una modesta ceramica è stata posta da un comitato cittadino all'interno della ripristinata maestà, nei pressi di Limigiano, dedicata alla Madonna delle Grazie.
L'iconografia della Santa Casa di Loreto ha preso il posto della preesistente Madonna Nera, effigiata presso la maestà dell'Arquata.
Ben tre le maestà restaurate dal Centro Sociale di Capro, nel territorio di propria competenza. Le immagini della Santissima Annunziata e della Madonna dell'Universo, con accanto i protettori San Pasquale Baylon e Sant'Antonio da Padova, realizzate in maiolica di Deruta, sostituiscono le precedenti opere.
Un dipinto di Luigi Frappi è stato posto all'interno della bella maestà di Collepoppo, dedicata alla Madre di Dio - Madre Nostra, abbandonata per lungo tempo.
Tra i promotori dell'iniziativa anche il francescano padre Gerardo Starnini, il Comune di Bevagna e la Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano.


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cerchio Arquata
cerchio Arquata n.226
cerchio Bevagna
cerchio Bevagna, chiesa di S. Agostino
cerchio Bevagna, Corso Amendola
cerchio Bevagna, Corso Amendola
cerchio Bevagna, Corso Amendola, Miracolo del Beato Giacomo
cerchio Bevagna, Corso G. Matteotti
cerchio Bevagna, Corso G. Matteotti, casa di riposo per anziani
cerchio Bevagna, Corso G. Mattetotti n.43
cerchio Bevagna, Piazza del Cirone
cerchio Bevagna, Piazza Filippo Silvestri, chiesa dei Santi Domenico e Giacomo
cerchio Bevagna, Piazza Filippo Silvestri, chiesa dei Santi Domenico e Giacomo
cerchio Bevagna, Piazza Garibaldi
cerchio Bevagna, Piazza S. Maria in Laurentia, ex chiesa di S. M. in Laurentia
cerchio Bevagna, Piazza S. Maria in Laurentia, ex chiesa di S. Maria in Lurentia
cerchio Bevagna, Piazzale Guelfo
cerchio Bevagna, Porta Foligno, Edicola di Porta Foligno (o S. Vincenzo)
cerchio Bevagna, Porta Molini
cerchio Bevagna, Porta Molini
cerchio Bevagna, Porta Nuova
cerchio Bevagna, Via Crescimbeni
cerchio Bevagna, Via degli Orti
cerchio Bevagna, Via dei Forni
cerchio Bevagna, Via dei Forni
cerchio Bevagna, Via dei Forni
cerchio Bevagna, Via del Gonfalone, Madonna del Gonfalone
cerchio Bevagna, Via dell'Anfiteatro
cerchio Bevagna, Via dell'Anfiteatro
cerchio Bevagna, Via dell'Anfitetaro
cerchio Bevagna, Via della Circonvallazione
cerchio Bevagna, Via I Maggio
cerchio Bevagna, Via Onofri
cerchio Bevagna, Via Raggiolo
cerchio Bevagna, Via S. Anna, Madonna delle 4 chiavi
cerchio Bevagna, Via S. Francesco
cerchio Bevagna, Via S. Margherita
cerchio Bevagna, Via S. Margherita, chiesa di S. Margherita
cerchio Bevagna, Via S. Maria
cerchio Bevagna, Via S. Salvatore n.8
cerchio Bevagna, Vicolo Porta Molini
cerchio Bevagna, Vicolo Porta Molini
cerchio Bevagna, Vicolo Porta Molini
cerchio Cantalupo
cerchio Cantalupo
cerchio Cantalupo
cerchio Cantalupo
cerchio Cantalupo n.165, giardino della casa parrocchiale
cerchio Cantalupo n.67, vocabolo Barchicciolo
cerchio Cantalupo, C. Bonifazi
cerchio Cantalupo, Campo Fondo
cerchio Cantalupo, Case Ercole n.67
cerchio Cantalupo, Case strappe
cerchio Cantalupo, Case strappe
cerchio Cantalupo, Case Strappe
cerchio Cantalupo, chiesa parrocchiale
cerchio Cantalupo, chiesa parrocchiale
cerchio Cantalupo, Madonna della Pia
cerchio Capro
cerchio Capro
cerchio Capro
cerchio Capro
cerchio Castelbuono
cerchio Castelbuono
cerchio Castelbuono
cerchio Castelbuono
cerchio Castelbuono, vocabolo S. Sisto
cerchio Colle Poppo, Via A. De Gasperi n.45
cerchio Colle Poppo, Via A. De Gasperi n.45
cerchio Colle Poppo, Via A. De Gasperi n.45
cerchio Colle Poppo, Via De Gasperi, Madonna del core
cerchio Colle Poppo, Via De Gasperi, Strada Provinciale Bevagna - Capro
cerchio Collepoppo, Madre di Dio - Madre Nostra
cerchio Il Pilone (Madonna delle Stecche)
cerchio Il Pilone, Strada S. Antonio
cerchio Limigiano
cerchio Limigiano
cerchio Limigiano, Madonna delle Grazie
cerchio Madonna delle 4 chiavi, Maestà delle 4 chiavi
cerchio Madonna delle Stecche
cerchio Montarone
cerchio Montarone, presso la chiesa della Madonna dell'Ulivo
cerchio Pian dei molini
cerchio Ponte dell'isola
cerchio SS. Annunziata, chiesa parrocchiale
cerchio SS. Annunziata, l'Annunziata
cerchio SS. Annunziata, Madonna dell'Universo
cerchio Torre del Colle
cerchio Torre del Colle
cerchio Torre del Colle
cerchio Torre del Colle n.163, vocabolo Barchicciolo
cerchio Torre del Colle, bivio per Torre del Colle
cerchio Torre del Colle, località Case Gola
cerchio Torre del Colle, Via di Mezzo
cerchio Vocabolo Cantone, chiesa del Cantone
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